
Sono venti gli ordini di custodia cautelare emessi a seguito dell’operazione “Green Line” che ha sgominato l’organizzazione mafiosa che si stava lentamente ricostituendo in provincia di Enna puntando sulle richieste di pizzo ma anche su minacce, furti e danneggiamenti . Gli ordini di custodia cautelare sono stati richiesti dalla Dda di Caltanissetta a seguito di un grande lavoro della squadra mobile di Enna e del commissariato di leonforte che hanno fatto pedinamenti ed usufruito di intercettazioni telefoniche ed ambientali. Secondo gli inquirenti per ottenere dagli imprenditori il pagamento del pizzo, i mafiosi ennesi sostenevano che le loro richieste erano “oneste” se confrontate con quelle che venivano imposte da Cosa Nostra nell’area del palermitano. Spesso inoltre il modus operandi consisteva nell’operare raid contro ruspe, escavatori o camion di imprese aggiudicatarie di appalti pubblici, o mezzi di imprenditori agricoli chiedendo poi tangenti per la restituzione. Secondo quanto emerso dalle indagini il gruppo criminale avrebbe anche cercato di dire la sua sulle elezioni comunali di Enna del 2005 sostenendo un candidato poi non eletto. Durante la conferenza stampa della Dda non sono state rese note le generalità del personaggio politico. Per ora è trapelato solamente che non si trattava di uno dei candidati a sindaco ma di un personaggio di secondo piano. A guidare questa organizzazione era Giancarlo Amaradio 31enne di Enna, pupillo del boss Gaetano Leonardo capo della famiglia ennese di Cosa Nostra che era stata dilaniata dall’operazione denominata “Parafulmine” portata a termine nel 2001. L’uomo, uscito da poco dal carcere dopo una condanna ad otto anni aveva collaboratori in altri paesi della provincia. A finire in manette sono stati i leonfortesi natale Cammarata, Giusepppe Di Franco, Emanuele Fortunato, Davide Tirenni e Umberto Pirronitto; gli agirini Gianni Briga, Vincenzo D’Agostino, Antonio e Giovanni Scaminaci; i valguarneresi Gaetano Giovanni D’Angelo, Alfonso Di Marco e Domenico Ruisi, l’aidonese Nunzio Gagliano, l’assorino Angelo Salatino, Giacomo Miano di Castel di Iudica, Giuseppe Miracolo di Adrano e Alessandro Cangemi. E’ giusto sottolineare che solo per sette di loro l’accusa è quella di associazione a delinquere di stampo mafioso. Alcuni di loro sono accusati solo di reati minori ma a tutti salvo che all’imprenditore Miano è contestato di aver agito per favore Cosa Nostra. Uno degli arrestati, il leonfortese Emanuele Fortunato è accusato solo di porto abusivo di fucile calibro dodici. C’è anche un ricercato, Luigi russo sulle cui tracce sono gli agenti del commissariato di civitavecchia. 8 gli avvisi di garanzia emessi.

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